Il dialogo e la comprensione alla base della tecnologia più sofisticata: l’essere umano.
Quanto più le macchine sostituiranno gli esseri umani nelle faccende più noiose, tanto più sarà determinante la capacità delle persone di comunicare e interagire attraverso un dialogo costruttivo, basato sul reciproco rispetto in sospensione di giudizio e che eviti l’inutile menzogna generata dalle emozioni della adeguatezza (vergogna, imbarazzo, soggezione e disistima di sé).
L’organizzazione delle aziende sta cambiando: dalla gerarchia delle caserme alla linea orizzontale della new economy. Ma di qualcuno che abbia le idee chiare sulla direzione da tenere e sulla gestione delle persone ci sarà ancora bisogno. Qualcuno che sappia comprendere gli individui e il mondo circostante in modo sensibile e profondo per prendere decisioni adeguate e dare sicurezza a chi lavora nel suo team o azienda. Persone in grado di generare rispetto e educare all’integrazione delle differenze anziché alle divisione del “non uguale a me”. Capi che riescano a trasferire conoscenze, idee ed energia. Come nelle vecchie tribù ancestrali dove i capi erano i saggi scelti col criterio dell’esperienza, della equità e della capacità di relazione e quindi riconosciuti come degni di rispetto. Il “Primus inter pares” di latina memoria insomma. Persona degna, di solidi valori e capacità. Persona che con il suo esempio è d’ispirazione, con la sua esperienza è in grado di educare e generare cultura e armonia per rendere più coesa la tribù. Sembrerà strano ma a me sembra che la vera leadership è animale, ancestrale, primitiva.
Purtroppo nella quotidianità non è così. Gli svantaggi della civilizzazione a volte portano alla rovina. In azienda si fanno scelte incoerenti a contrarie all’evoluzione naturale. E allora le organizzazioni si trovano in difficoltà perché non sempre riescono a selezionare persone con le caratteristiche migliori per il ruolo di capo. E così ci si trova a dover sopportare alcune inettitudini che sono addirittura deleterie e dannose per il benessere economico e sociale dell’azienda.
Ecco le venticinque incapacità che caratterizzano i capi peggiori
Verifica quante e quali sono quelle del tuo capo così potrai imparare meglio su quali ambiti devi concentrarti per gestirlo meglio.
Se invece sei tu stesso un capo fai una verifica di quali sono le aree sulle quali devi lavorare per essere un leader migliore
- Incapacità di insegnare, ancor meno di educare
- Incapacità di delega e paura di perdere il controllo
- Incapacità di far crescere o aiutare le diverse individualità della squadra
- Incapacità ad usare l’equità e la meritocrazia
- Incapacità di cogliere l’essenza senza perdere energie su inutili dettagli
- Incapacità di comprendere punti di vista diversi e di accoglierli come fattore di crescita anziché di disturbo
- Incapacità di far crescere le persone per paura di perdere il loro posto
- Incapacità di essere coerenti e di mantenere la parola data o le promesse fatte
- Incapacità di risolvere problemi prendendo decisioni a volte scomode
- Incapacità di creare e gestire conflitti utili e di trasformarli in momenti che accrescano il valore
- Incapacità di risolvere problemi scomodi che preferiscono rimandare per lungo tempo
- Incapacità di dare fiducia ai collaboratori, anzi esplicitamente ne minano l’autostima giudicandoli ed esponendoli alla vergogna
- Incapacità ad assumersi le colpe anche dei collaboratori dei quali hanno la responsabilità nei confronti di chi è esterno al gruppo
- Incapacità di rispettare i ruoli prendendo decisioni che spetterebbero ad altre persone del team spesso senza avvisarli o, addirittura, in loro presenza, di fronte ai capi
- Incapacità di rispettare le individualità e le persone attraverso attacchi verbali e psicologici violenti in privato e in pubblico.
- Incapacità di gestire la paura del futuro
- Incapacità di accettare e promuovere rapporti con caratteri diversi sotto di sé
- Incapacità di sopportare la paura della “solitudine dell’errore” davanti alle decisioni da pendere
- Incapacità di gestire le conseguenze reputazionali e professionali di un errore
- Incapacità di conciliare i tempi di decisione con le opportunità di comunicazione con il team
- Incapacità di mettere la visibilità del proprio staff davanti alla propria
- Incapacità di gestire in autonomia situazioni difficili
- Incapacità di ignorare il giudizio dei superiori; voglia di essere approvati
- Incapacità di mettersi in discussione e di promuovero o almeno adeguarsi al cambiamento
- Incapacità di superare il conflitto tra interesse dell’azienda e interesse egoistico
Fare il capo non è facile, essere un buon capo è un impresa. Si richiede soprattutto una forte componente di gestione della parte emotiva e di comunicazione.
Innanzitutto è fondamentale conoscere meglio se stesso per riconoscere le proprie aree di miglioramento. In secondo luogo è importante iniziare un percorso di educazione emotiva e comunicativa che consenta la gestione degli aspetti emotivi intra-personali ed interpersonali. Per ultimo è opportuno allenarsi in modo nuovo per agire un cambiamento che colmi le mancanze e incanali sulla strada della saggezza .
Conosci te stesso, conosci meglio gli altri, impara a parlare con tutti senza giudicarli troppo perché sono diversi da te.
Antonio Meleleo
#FinHuman
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