FinHuman. Ho coniato questo neologismo per affiancarlo alla parola FinTech.
Ovunque si sente parlare solo di FinTech, spesso osannata come la panacea che salverà il mondo della finanza e delle assicurazioni.
La soluzione rivoluzionaria che ridonerà gli utili alle banche. E probabilmente sarà così, come ai tempi della prima rivoluzione industriale quando le macchine sostituirono gli operai.
Tutte le volte che leggo Fintech mi viene in mente il luddismo con la devastante miopia degli umani di allora che ingenuamente pensavano di poter fermare il progresso e mantenere il loro lavoro andando in giro a spaccare i telai e incendiando le fabbriche.
Col senno di poi sarebbe stato meglio se anziché vivere di speranza, si fossero velocemente industriati per adeguare le loro conoscenze e competenze per il nuovo mondo.
Nel mondo della finanza e più in particolare delle reti bancarie (e anche assicurative) sta succedendo qualcosa di simile.
Le conoscenze e le competenze di chi ci lavora non sono quasi più utili per il nuovo scenario. Lo dice anche l’ ESMA (Autority dei Mercati… Il capo della CONSOB per intenderci)
Con una metafora si potrebbe dire che la gran parte dei bancari (e degli assicuratori) stanno guidando la loro utilitaria ai duecento all’ora guardando solo nello specchietto retrovisore.
In qualità di docente professionista – in questo settore da 28 anni-, ogni santo giorno dell’anno accademico incontro mediamente trenta persone che non hanno affatto chiaro quello che sta capitando intorno a loro. Mi sembrano dei lupacchiotti smarriti, caduti dalla bocca di mamma lupa (o mamma banca). E ogni anno è sempre peggio.
Allora serve una sveglia.
È necessario rifondare la visione professionale e di conseguenza adeguare le conoscenze e i comportamenti verso un ruolo più nobile: “non più tessitori ma ingegneri che progettano i telai”. Altrimenti si farà la fine della rana bollita.
Ma questo cambiamento non può (e secondo me non deve) essere delegato solo alle aziende. Loro fanno la loro parte, ma non possono fare anche la tua.
Certo, banche e assicurazioni hanno interesse ad avere persone di valore che creino valore, ma non possono fare tutto da sole, ci vuole anche l’intento dell’altra metà del sole.
Ogni tanto sento frasi tipo questa ” Eh, ma è la banca che mi deve formare è nel suo interesse” e io rispondo: “si certo ma e se ti stessi sbagliando e la formazione che ti da la tua azienda non fosse sufficiente? Se hai ragione, meglio per te, ma nel caso avessi torto sarebbe un bel problema: partiresti in ritardo”
Adesso devi scegliere di fare una scelta: se essere impiegato o essere IMPIEGABILE anche per i prossimi anni.
Secondo te di chi è la responsabilità della riconversione della tua risorsa umana? (che brutte parole: “riconversione”, “risorsa” e “umana”. Manco fossimo risorse del sottosuolo – se ti va leggi anche questo articolo “Le persone non sono risorse!”)
Il ruolo di chi si occupa di consulenza patrimoniale è indispensabile, ma ancora non è adeguato.
Prova a rispondere a queste domande per vedere un po’ di futuro:
- – Che cosa desiderano i miei clienti?
- – Come faccio ad aiutarli a realizzare i loro sogni senza far loro correre rischi inconsapevoli?
- – Io che tipo di consulente FinHuman dovrò essere per essere indispensabile per loro?
- – In che cosa un algoritmo o un robot non potrà sostituirmi?
- – È vero, come dice Fineco nella sua pubblicità 2018 che la tecnologia più sofisticata sono io o mi manca qualche competenza per esserlo davvero?
Siamo all’inizio di una meravigliosa rivoluzione e come al solito solo chi saprà adattarsi meglio ne uscirà vittorioso!
E noi ci siamo.
Antonio Meleleo
#FinHuman #FinTech